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Visualizzazione dei post da 2009
Oggi sul quotidiano La Tribuna di Treviso è riportata la notizia delle proteste verificatesi ieri nel carcere cittadino a causa del sovraffollamento. A pagina 15 c'è anche una mia lettera intitolata Carceri. La voglia di punizione di chi non sa più punire .

LA REALTA' DEL CARCERE E LA CERTEZZA DELLA PENA

Lungi dall’ostentare un vacuo buonismo, il libro di don Pietro Zardo intitolato “Condannati a vivere. La quotidianità dei detenuti del carcere di Treviso raccontata dal suo cappellano” (pubblicato da Ogm editore e distribuito dalla Tredieci, tel. 0422 440031), non intende svalutare l’importanza del carcere, o promuovere una mitigazione della pena, che anzi, specialmente per i delitti più gravi, deve restare severa e anzitutto “certa”, ma piuttosto vuole portare il lettore a riflettere su una realtà tanto dura alla luce di valori quali l’onestà intellettuale, la correttezza, il senso dello Stato e della solidarietà. L’ampio spazio dedicato alle riflessioni e ai commenti di persone della cosiddetta società civile ha dunque l’intento di avviare una discussione. Si possono non condividere in toto le riflessioni pubblicate nel volume, ma ènon sono state “tagliate” perché nella nostra Italia a fare censura ci pensano già tanti editori e giornalisti della carta stampata e della televisione.

Paderno di Ponzano Veneto: presentazione del libro "Condannati a vivere"

Domenica 31 gennaio 2010, alle ore 16.30, presso i locali dell'oratorio della parrocchia di Paderno di Ponzano Veneto, a presentare il libro "Condannati a vivere" ci sarà don Artemio Favaro, parroco a Quinto di Treviso.

Povegliano: giovedì 21 gennaio 2010

Con l'assessore alla cultura Roberto Durante è stato promosso un incontro pubblico sul tema del carcere per giovedì 21 gennaio 2010, alle ore 20.30, presso la sala della biblioteca comunale di Povegliano "Card. A. Pavan" in Borgo San Daniele, 1/b. Interverranno don Pietro Zardo (cappellano al carcere di Treviso), e Maria Catalano (educatrice dell'Istituto penale per i minori di Treviso) Nel corso della serata sarà presentato il volume " Condannati a vivere " di don Pietro Zardo

Condannati a vivere, incontro a San Liberale di Treviso

Le parrocchie Immacolata, Santa Bona, San Liberale e San Paolo di Treviso hanno organizzato - per venerdì 22 gennaio 2010 alle ore 20.30 - presso la sala della parrocchia di San Liberale in via Mantiero 2 - Treviso un incontro culturale su IL CARCERE POSSIBILE Riflessioni sulla detenzione con uno sguardo alla condizione dei clandestini, dei giovani e degli ergastolani interverranno: Mauro MICHIELON , assessore al Comune di Treviso Giovanni BORSATO , operatore pastorale e consigliere comunale a Villorba don Pietro ZARDO ( cappellano della Casa Circondariale di Treviso e autore del volume “Condannati a vivere ”) INGRESSO LIBERO

La Procura di Napoli e la lotta alla camorra

Trovo fuorviante definire “indifferenti” le persone che nel video reso pubblico dalla Procura della Repubblica di Napoli, hanno assistito all'omicidio di un boss della camorra. Non è così che si combatte la criminalità organizzata. Personalmente, quando vivevo in provincia di Napoli, ho assistito a diversi fatti di sangue con delinquenti caduti a terra, privi di vita. Attorno a me non c'erano persone indifferenti, ma terrorizzate. Bisogna anche precisare che non tutte le persone presenti sulla scena del delitto si rendono subito conto di quello che sta accadendo, e a volte, come è capitato anche a me, si percepiscono gli spari come dei semplici e innocui pedardi. Quando poi ci si rende conto di quello che è successo, allora si pensa che si può avere l'assassino anche a qualche metro di distanza e con l'arma ancora pronta per l'uso. Un'esperienza, questa, che non auguro a nessuno. Un episodio che mi è successo riguarda quando, a metà anni Novanta, ero con un amic
Oggi, tramite don Pietro Zardo, ho ricevuto il testo della prefazione che il dott. Massimo Francesco, direttore del carcere di Treviso, ha scritto per il libro "Condannati a vivere". A breve mi incontrerò con don Pietro per concordare gli ultimi dettagli e poi invierò il dattiloscritto in stampa.
Treviso - In mattinata sono stato al carcere di Treviso per un colloquio col direttore Francesco Massimo in merito al volume "Condannati a vivere" che sto per pubblicare. Era presente anche don Pietro Zardo.

CARCERI: BERNARDINI; DETENUTO MORTO A TREVISO, SOLITO COPIONE

giovedì 03 settembre 2009, 17:34 Un uomo di 55 anni, detenuto per scontare una pena di 30 giorni nel carcere di Treviso, è deceduto per infarto dopo essere stato rinchiuso in una cella di 15 metri quadrati assieme ad altre cinque persone. Lo denuncia Rita Bernardini, deputato radicale eletto nelle liste del Pd. Secondo la parlamentare, l'uomo, A.Z., condannato per aver provocato un incidente stradale senza sospensione della pena perché recidivo, nonostante fosse "gravemente malato di cirrosi epatica e, quindi, fortemente debilitato", non sarebbe stato "ricoverato in ospedale o comunque sottoposto a sorveglianza medica". Colto da malore dopo quattro giorni di detenzione sarebbe deceduto dopo un'agonia di mezz'ora "senza essere assistito dal personale medico". "Nulla di nuovo sotto il sole" è il commento di Bernardini. "Mentre l'ultimo pacchetto sicurezza approvato in Parlamento si appresta a peggiorare il degrado dei nostri i

E' giusto che l'aborto sia legale?

Ho conosciuto l'avv. Giovanni Formicola nei primi anni Novanta quando lo contattai per un'intervista sul reato dell'usura. Da allora è nata una solida amicizia, e ho potuto conoscere meglio Giovanni in occasione di numerosi incontri e conferenze culturali. In seguito - all'inizio del 1999 - ho lasciato Napoli per trasferirmi a Treviso, ma l'amicizia è rimasta intatta. Anzi, ho potuto contare su Giovanni in diverse occasioni come, ad esempio, quando ho pubblicato un volume sulla massoneria trevigiana e Giovanni, sempre disponibile, mi ha scritto e firmato la postfazione. Recentemente gli ho sottoposto l'intervista a don Pietro Zardo e mi ha scritto la riflessione che segue. ________________ Portici - Qualche tempo fa, una di quelle conversazioni da treno, che non si sa mai come cominciano e che proseguono più o meno oziose fino al termine del viaggio, fu per me singolarmente illuminante allorché una signora disse di essersi accorta che, per la figlia adolescente,
"La realtà delle carceri italiane" è il titolo di un interessante articolo del dr. Giovanni Borsato inserito nel blog http://comunitadivillorba.blogspot.com/.

Cosa posso fare io?

Inserisco una parte della riflessione scritta da don Franco Marton, sacerdote della diocesi di Treviso. Il testo integrale della riflessione sarà pubblicato in appendice al libro-intervista di don Pietro Zardo. _______________________ Dalla bella intervista a don Pietro prendo lo spunto per una domanda provocatoria: di fronte a fatti che contraddicono il Vangelo, i cristiani devono parlare o tacere? Scrivo queste riflessioni nei giorni d’agosto del 2009, in cui le carceri scoppiano per il sovraffollamento e i barconi di immigrati continuano a colare a picco. Sugli immigrati si sono sentite parole di denuncia sulla disumanità e ostilità delle nostre leggi. Da parte di vescovi e, meno nette, da parte di comunità cristiane. Ma sulle carceri la comunità cristiana nel suo insieme è silenziosa, anche se il problema si fa drammatico. Perché? C’è una resistenza profonda e sorda dei cristiani a farsi carico dei carcerati. Viene da lontano. Nei caldi anni Settanta frequentavo il carcere minorile

Il processo, una riflessione di don Carmelo La Rosa

Ricevo e pubblico! Conosco don Carmelo da diversi anni: nel 2006 mi rilasciò anche un'intervista che ho inserito nel mio libro intitolato "Autorità e responabilità nella Chiesa cattolica" (edizioni del noce - Camposampiero). Con don Carmelo sto approfondendo, in questi ultimi tempi, alcuni aspetti della vita carceraria. Qui di seguito inserisco una sua riflessione. ________________ Uno di voi è il Messia, e voi non lo sapete - rispose un eremita consultato dal priore di un convento in cui era scomparsa l’armonia -. Da quel giorno i frati cominciarono a guardarsi in modo diverso, ad andare oltre i limiti personali e scoprire in ognuno i lineamenti del Messia (Anonimo). Il giudice saccente provocava don Stiefen Kurti: “ Prete, dov’è il tuo Dio? Sei nelle mie mani, posso fare di te quello che voglio ”. Don Stiefen, con la sapienza degli uomini spirituali, rispose tranquillo: “ Dio non è un gatto, signor Giudice, che se lo tocchi ti graffia. Dio agisce con calma, ma verrà un

da "Il Gazzettino", edizione di Treviso, p. III

Venerdì 21 Agosto 2009, ( Antonella Federici ) Uscirà ai primi di settembre il libro in cui don Pietro Zardo , cappellano delle carceri di Treviso, racconta la sua esperienza a Carlo Silvano, direttore della collana " Questioni di identità " della Edizioni OGM; Silvano è autore di altre pubbicazioni. Il testo sotto riportato è preso dalla bozza definitiva del libro, ed è stato scelto con riguardo in particolare al territorio trevigiano e ai rapporti di don Zardo con i detenuti qui presenti e con fatti avvenuti nella Marca. Molto altro nel testo riguarda invece più vaste questioni di religione e di avvicinamento di un prete cattolico alla massa di detenuti che viene da molte parti del mondo e da "credi" assolutamente diversi tra loro, a volte lontanissimi dalla chiesa, religione ufficiale dello Stato italiano. L’insieme dello scritto che è uscito dalla lunga "intervista" è molto interessante: un raro contributo che può servire come inform

Quando il carcere devasta i familiari dei detenuti

Una nuova riflessione che - per motivi di spazio - propongo solo in parte. A scriverla è Lorella Sanguanini impegnata, anche su Facebook , a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla reale situazione carceraria in Italia. La versione integrale di questa importante testimonianza sarà riportata nel libro-intervista a don Pietro Zardo. Un giorno ormai lontano - ma solo nel tempo -, agli inizi degli anni ’90, quando tentavo di ricostruire il rapporto con il mio compagno (nonché padre di mia figlia), la mia vita cambiò. Non ebbi quasi il tempo di scendere dall’auto al rientro a casa, che lo portarono via, ammanettandolo e spingendolo in auto, sotto i miei occhi, senza volermi dare alcuna spiegazione. In quel preciso istante il mio pensiero andò a mia figlia e ringraziai il caso, più unico che raro, che non fosse con me. Ricordo la corsa in caserma, le lacrime che mi scendevano parlando al telefono con l’avvocato; non volevano dirmi niente, non potevo parlargli, tanto meno vederlo. Dopo u

Crimini di guerra e... non solo

Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito
Il magistrato Domenico Airoma ha recentemente letto l'intervista a don Pietro Zardo e, da questa lettura, ha preso lo spunto per offrire la riflessione che segue. O Signore, ascolta la mia preghiera per i giudici. Devono ascoltare molte storie: dà loro orecchie per udire l'onesta verità. Devono distribuire la giustizia come Re Salomone: dà alle loro menti la necessaria saggezza. Devono condannare crudeltà e ingiustizia: dà loro misericordia e forza. (…) Mirabile e terribile l’incipit della preghiera di madre Teresa di Calcutta per i giudici. Mirabile perché racchiude in sé tutta la deontologia del giudice. Terribile perché è la misura di quanto sia diverso, oggi, il sentire ed il fare dei giudici. Cosa ha reso così distanti i giudici da quel modello? Riprendendo le parole di madre Teresa, è da tempo ormai che i giudici si sono resi sordi alla Verità. La verità. E’ questo il tormento di ogni giudice: come fare per avvicinarsi il più possibile al vero e rendere giusta la sentenz

Il carcere di Treviso, la parola a don Pietro Zardo

Anticipo una parte della lunga intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. Don Piero, cosa ha provato la prima volta che è entrato in un carcere? Ho conosciuto il mondo carcerario nel 1996: prima di allora non ero mai entrato in un penitenziario. Quando penso al mio primo ingresso, ricordo che provai un'emozione molto strana, per certi aspetti impressionante: capisci subito di trovarti in un ambiente difficile. Percorrere corridoi e locali di un edificio dove si sentono grida e dove vedi dappertutto cancelli, porte, chiavi, sbarre, ti costringe a interrogarti sul senso della libertà e ti chiedi dove sei finito. Il carcere è un luogo disumano dove vige la regola della sopravvivenza. Ciascuno vive per sé. Non esiste quel sistema relazionale che ti permette uno scambio di sentimenti umani, come quelli legati all'accoglienza, alla fiducia, alla solidarietà. Non ci sono aree comuni e anche i pasti vengono consumati in cella. Col tempo non mi sono più posto certe domande e sono cres