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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

Pestaggi in carcere

Oggi su Il Gazzettino (edizione di Treviso, p. VII) è stato pubblicato un articolo intitolato "Nessun pestaggio in carcere: guardie prosciolte dai giudici". Non entro nel merito dell'articolo, però, ascoltando anche ieri, per radio, la denuncia di alcuni detenuti di un carcere toscano nei confronti di una "squadretta" di agenti che li avrebbe pestati, sono convinto che episodi del genere possono succedere solo se la Direzione del carcere non presta la dovuta attenzione a ciò che avviene all'interno della struttura.  In questo post voglio solo ricordare che gli agenti hanno il dovere morale e civico di denunciare i propri colleghi che dovessero assumere comportamenti aggressivi nei confronti dei detenuti. Non è possibile che in un Paese civile qual è l'Italia, i detenuti subiscano delle violenze da parte di chi rappresenta lo Stato. Bisogna abbattere il muro di omertà che garantisce ad alcuni agenti di fare pestaggi e altre cose del genere.

Modena, Quaderni dal carcere

Oggi dall'amico Pietro - che lavora come agente di polizia penitenziaria a Modena - mi è arrivato per posta un interessante opuscolo di 32 pagine, preparato da poliziotti e detenuti del carcere di Sant'Anna: è una raccolta di poesie e scritti vari che meritano attenzione. Uno degli scopi di questa pubblicazione - che ha ottenuto anche il patrocinio della città di Carpi - è raccogliere fondi per far fronte alle spese relative all'acquisto di detersivi e carta igienica per i reclusi. La copertina di "Quaderni dal carcere"

Come sono state usate le motovedette consegnate alla Libia?

CASTELFRANCO VENETO – Ieri, alla libreria Costeniero in piazza del Giorgione 55, con don Pietro Zardo ho avuto modo di descrivere la realtà del carcere a Treviso, e nel corso di un interessante dibattito col pubblico, una persona ha posto l'accento sulla Legge Bossi-Fini inerente ai flussi migratori. Ho preso spunto da questo intervento per leggere un brano del libro “Condannati a vivere” che riporto qui di seguito: Nella casa circondariale di Treviso gli stranieri rappresentano circa il 70% della popolazione carceraria. La maggior parte sono nordafricani: tunisini, marocchini e algerini sono spesso persone che arrivano nel nostro Paese senza un progetto chiaro, quasi alla ventura. Ci sono invece persone che provengono dal Centro-Africa con tutta quella realtà tipica dei loro paesi di origine, come guerre, carestie, epidemie e fame. Scappare è la loro unica carta da giocare, perché, piuttosto che una morte certa nel proprio Paese, preferiscono affrontare l'interrogativo

La responsabilità della libertà

La libertà è, talvolta, una conquista difficile da capire. I ragazzi spesso non sanno cosa significhi essere liberi, presi dall'ansia di affermarsi non pensano ai diritti degli altri o agli effetti del loro agire, fanno e basta. Quando sbagliano dovremmo chiederci se sono loro sbagliati o sono la famiglia e la società che li circondano ad aver sbagliato nell'insegnare male (o per niente) il significato di Libertà. Gli Istituti penali dei minori servono a questo: a recuperare ed insegnare la responsabilità della libertà, come avviene ad esempio a Treviso dove Carlo Silvano ha raccolto testimonianze sia dai detenuti che dagli operatori che interagiscono con loro. “Liberi reclusi” racconta la personalità del sud-americano Pablo, la sfrontatezza del cocainomane Corrado, l'ambizione professionale di Giovanni che studia elettrotecnica, la spavalderia del piccolo Omar e la pazienza di Don Giorgio il loro cappellano o la costanza del dott. Modica e  dei suoi collaboratori nel cur