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L’ossimoro creativo di Carlo Silvano, recensione di Antonella Bianchi e Claudio Spina

    Si fa un gran parlare della questione carceraria pur avendo approssimative conoscenze della vita quotidiana in carcere e risultano pressoché sconosciute quelle riferite ai ragazzi minorenni. Il tema del carcere nelle menti dei più è rimosso, già l’idea spaventa ed è percepito come sofferenza unitamente al senso di vergogna. Con il metodo dell’inchiesta Carlo Silvano presenta la condizione dei giovani ospitati dall’ Istituto penale per i minorenni del Triveneto, a Treviso e, con garbo, riordina i timori. Il titolo del libro, un ossimoro composto da due parole, è ermetico: liberi - esprime il desiderio, l’aspirazione e l’altra, reclusi – la sintesi della condizione di vita. Sobrio nel linguaggio, le pagine non sono bagnate da lacrime o risentimenti; dà risalto, invece, ai vari attori: gestori, operatori, volontari, cappellano, sacerdoti, medici oltre ovviamente ai minori in stato detentivo. Non manca il rigore scientifico quando presenta drammi, speranze, dinamiche relazi
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Appunti dal carcere di Treviso

  Appunti dal pianeta carcere: "Per un detenuto i familiari sono un fondamentale punto di riferimento sia per quanto riguarda l’accettazione della sua condizione di recluso, sia per il suo rientro a pieno titolo nella società, ovvero nella famiglia e nel mondo del lavoro. A svolgere un ruolo di primo piano nel sostegno ad un detenuto è la moglie che, durante la reclusione del marito, deve gestire quello che resta della famiglia, come i figli, la casa con tutti i problemi di affitto e pagamento delle bollette, gli alimenti e l’abbigliamento". (tratto dal volume "Condannati a vivere", pp. 81-82).   Per informazioni sul volume cliccare su Condannati a vivere  

Suicidi in carcere, 59 nei primi 8 mesi del 2022

A causa del noto "caro bollette" famiglie e imprese stanno vivendo un periodo molto difficile e per tante persone si prospetta lo spettro della povertà. Anche nelle carceri italiane, però, i problemi stanno aumentando e ciò lo si evince dal numero dei suicidi che si registrano nelle celle: nei primi otto mesi del 2022 sono stati 59 i detenuti che si sono tolti la vita. Confrontando questo drammatico dato con i suicidi del 2017 che furono 57, si può comprendere come sia diventata ancora più dura la vita dietro le sbarre. J

Condannati a vivere, nuova edizione del libro dedicato alla quotidianità dei detenuti del carcere di Treviso

  TREVISO - Ieri in tipografia è stata chiusa la seconda edizione del volume " Condannati a vivere. La quotidianità dei detenuti del carcere di Treviso raccontata dal suo cappellano ", a firma di Pietro Zardo e Carlo Silvano . Il libro si può già ordinare in rete e dai primi di settembre anche nelle migliori librerie di tutta Italia (il codice isbn è 9791221427943). " Condannati a vivere " è un libro che permetterà al lettore di conoscere la vita dietro le sbarre e ciò non per provare un sentimento pietistico verso i detenuti, ma per avere degli elementi per riflettere sulla certezza della pena, sul sovraffollamento dei penitenziari, sul fatto che per tanti reati non è possibile "buttare le chiavi" e che tante volte a soffrire di più sono sicuramente le vittime ma anche i familiari dei detenuti. Qui di seguito la Nota conclusiva inserita nel volume.   Nota conclusiva di Pietro Zardo e Carlo Silvano A chiusura di questa seconda ediz

Cosa posso fare io?

Qui di seguito propongo la testimonianza che don Franco Marton scrisse anni fa e che ebbi modo di inserire nel libro "Condannati a vivere" (pp. 49-51). Cosa posso fare io? di don Franco Marton Dalla bella intervista a don Pietro Zardo prendo lo spunto per una domanda provocatoria: di fronte a fatti che contraddicono il Vangelo, i cristiani devono parlare o tacere? Scrivo queste riflessioni nei giorni d'agosto del 2009, in cui le carceri scoppiano per il sovraffollamento e i barconi di immigrati continuano a colare a picco. Sugli immigrati si sono sentite parole di denuncia sulla disumanità e ostilità delle nostre leggi. da parte di vescovi e, meno nette, da parte di comunità cristiane. ma sulle carceri la comunità cristiana nel suo insieme è silenziosa, anche se il problema si fa drammatico. Perché? C'è una resistenza profonda è sorda dei cristiani a farsi carico dei carcerati. Viene da lontano. Nei caldi anni Settanta frequentavo il carcere minorile di

Giovedì Santo, papa Francesco incontra i detenuti

Da Televideo rai PAPA: LAVANDA DEI PIEDI RICORDA AMORE DI GESU' "Il capo della Chiesa è Gesù, il Papa è la figura di Gesù e io vorrei fare quello che ha fatto lui.Il parroco lava i piedi ai fedeli, la situazione si ca- povolge:quello che sembra il più grande deve fare il lavoro di schiavo, ma per seminare amore".Così Francesco a propo- sito della lavanda dei piedi,effettuata a 12 detenuti, tra cui 3 donne e un i- slamico, nel carcere di Paliano (FR). "Questa cerimonia non è folclore, è un gesto per ricordare quello che ha fatto Gesù",dice Bergoglio. "Siamo tutti pec- catori, abbiamo limiti e difetti. Tutti sappiamo amare, ma non come Dio che ama senza guardare le conseguenze". Il Papa ha incontrato 2 reclusi in isolamento.