Tragedia a Milano:
una morte assurda,
due reazioni inaccettabili
Una tragedia consumatasi nel giro di pochi minuti, ma che solleva interrogativi profondi sul senso civico, sul rispetto delle istituzioni e su una crescente spirale di aggressività che coinvolge sempre più spesso le Forze dell’ordine e il personale sanitario. Il fatto è avvenuto a Milano: un giovane di 21 anni, di origine libica, è morto dopo essere caduto dal motorino su cui stava fuggendo alla vista di una pattuglia della Polizia Locale. All'arrivo della notizia della sua morte, i familiari si sono recati presso la clinica Humanitas di Rozzano e, in preda all’ira, hanno aggredito il personale medico.
Secondo quanto riportato da Televideo rai, il giovane era in sella a un motorino quando, incrociando una pattuglia della Polizia Locale, ha improvvisamente cambiato direzione, destando il sospetto degli agenti. Ne è nato un inseguimento durante il quale il ragazzo ha perso il controllo del mezzo, cadendo rovinosamente. Non risulta, al momento, che ci siano stati urti con altri veicoli o manovre da parte della pattuglia: la caduta sarebbe avvenuta autonomamente. Le ferite riportate sono risultate fatali: il giovane è deceduto poco dopo il ricovero presso la clinica Humanitas.
Il tentativo di eludere un controllo da parte delle Forze dell’ordine è un gesto tanto irresponsabile quanto pericoloso. Non è solo un’infrazione amministrativa o penale, ma un comportamento che mette in pericolo la propria vita, quella degli agenti e quella di eventuali passanti.
In questo caso, il sospetto generato dal comportamento del giovane ha portato gli agenti a tentare di fermarlo, non per persecuzione, ma per prevenzione e controllo. La fuga ha avuto un epilogo tragico, che forse poteva essere evitato. È indispensabile ribadire che la collaborazione con le Forze dell’ordine non è opzionale: è un dovere civico e legale.
Ancora più grave, e profondamente inaccettabile, è stata la reazione dei familiari giunti in clinica. Alla notizia della morte, la loro frustrazione si è trasformata in violenza contro il personale medico. Questa reazione non solo non ha alcuna giustificazione, ma rappresenta un oltraggio a chi, ogni giorno, lavora per salvare vite.
Negli ultimi anni, le aggressioni nei confronti di medici e infermieri sono aumentate in modo allarmante. In Lombardia, si registrano decine di episodi ogni settimana. La rabbia cieca, spesso innescata da dolore, disperazione o incomprensione, non può mai trasformarsi in violenza contro chi svolge una funzione fondamentale per la società.
Questa vicenda ci parla di un doppio fallimento: quello del rispetto delle regole, e quello dell’autocontrollo. Il primo emerge nel momento in cui un giovane ritiene che fuggire dalla polizia sia una scelta valida; il secondo si manifesta quando, di fronte a una tragedia, i parenti riversano la loro rabbia su chi sta solo facendo il proprio dovere.
È evidente la necessità di ricostruire un tessuto di fiducia tra cittadini, istituzioni e operatori sanitari. Occorrono campagne educative, ma anche pene severe per chi aggredisce chi lavora per la sicurezza e la salute collettiva. È una questione non solo di ordine pubblico, ma di civiltà.
Conclusioni
La morte del giovane a Milano è, prima di tutto, una tragedia umana. Ma è anche un caso emblematico di quanto possa essere devastante l’incapacità di rispettare le regole fondamentali della convivenza civile. Chi fugge ai controlli della polizia si mette — e mette altri — in pericolo. Chi aggredisce medici e infermieri dimostra una totale perdita del senso di umanità.
Dinanzi a tutto questo, serve una risposta ferma delle istituzioni, ma anche un esame di coscienza collettivo. Se non si ricostruisce il rispetto reciproco, nessuna società potrà dirsi davvero sicura o giusta. (Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento della Libreria Il Libraccio: Libri di Carlo Silvano
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