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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

L’ossimoro creativo di Carlo Silvano, recensione di Antonella Bianchi e Claudio Spina

    Si fa un gran parlare della questione carceraria pur avendo approssimative conoscenze della vita quotidiana in carcere e risultano pressoché sconosciute quelle riferite ai ragazzi minorenni. Il tema del carcere nelle menti dei più è rimosso, già l’idea spaventa ed è percepito come sofferenza unitamente al senso di vergogna. Con il metodo dell’inchiesta Carlo Silvano presenta la condizione dei giovani ospitati dall’ Istituto penale per i minorenni del Triveneto, a Treviso e, con garbo, riordina i timori. Il titolo del libro, un ossimoro composto da due parole, è ermetico: liberi - esprime il desiderio, l’aspirazione e l’altra, reclusi – la sintesi della condizione di vita. Sobrio nel linguaggio, le pagine non sono bagnate da lacrime o risentimenti; dà risalto, invece, ai vari attori: gestori, operatori, volontari, cappellano, sacerdoti, medici oltre ovviamente ai minori in stato detentivo. Non manca il rigore scientifico quando presenta drammi, speranze, dinamiche relazi

Appunti dal carcere di Treviso

  Appunti dal pianeta carcere: "Per un detenuto i familiari sono un fondamentale punto di riferimento sia per quanto riguarda l’accettazione della sua condizione di recluso, sia per il suo rientro a pieno titolo nella società, ovvero nella famiglia e nel mondo del lavoro. A svolgere un ruolo di primo piano nel sostegno ad un detenuto è la moglie che, durante la reclusione del marito, deve gestire quello che resta della famiglia, come i figli, la casa con tutti i problemi di affitto e pagamento delle bollette, gli alimenti e l’abbigliamento". (tratto dal volume "Condannati a vivere", pp. 81-82).   Per informazioni sul volume cliccare su Condannati a vivere