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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

Dosson, La parola ai volontari

Ho ricevuto e propongo la testimonianza che segue. Abbiamo assistito con piacere ed interesse all’incontro che Carlo Silvano ha tenuto recentemente nella parrocchia di Dosson di Casier. Attraverso la sua testimonianza ed un filmato ci ha fatto conoscere la realtà del carcere di Treviso soprattutto per quanto riguarda la struttura che ospita i maggiorenni. Noi abbiamo puntato la nostra attenzione soprattutto sulla struttura limitrofa, vale a dire l’Istituto minorile e l’abbiamo fatto in quanto volontari che sono giunti al secondo anno della loro esperienza con un progetto di lettura a favore degli ospiti dell’istituto. Possiamo dare, quindi, una breve testimonianza di come stiamo vivendo il nostro approccio con questi ragazzi. La prima cosa che ci ha colpito, ben consapevoli della gravità dei loro comportamenti che di conseguenza li hanno portati lì, è stato comunque scoprire che si tratta di ragazzi come tanti altri che incontriamo al di fuori di quelle mura. Anzi, spesso più educ

Dosson, un commento di Chiara Brescacin

DOSSON - Le parole con cui Carlo Silvano ha illustrato la casa circondariale e l'istituto penale dei minorenni di Treviso e i dati forniti dal dott. Giovanni Borsato, hanno permesso all'uditorio di entrare nella realtà di una vita quotidiana reclusa; le immagini di un video hanno completato l'esperienza, rompendo il tabù di un luogo che per motivi di sicurezza sociale nasce come impenetrabile, anche alla vista. A fronte di quanto sentivo e vedevo mi sono subito accorta che al carcere di Santa Bona collegavo solo la sua immagine esterna, percepita dalla strada o trasmessa dai media e, a differenza di altri luoghi comunitari chiusi alla vista per motivi di sicurezza - come le caserme, per esempio - non avevo mai pensato a quali attività vi si potessero svolgere, di come una persona vi trascorresse la giornata, detenuto o operatore.  E' bastato però lanciare la proposta di discussione, grazie alla disponibilità di Silvano, per suscitare l'intervento di persone

Dosson, Un commento di Alessandro Gheno

In merito all'incontro di Dosson, ho ricevuto e propongo il seguente commento: Ritengo che l'opera di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza sulla realtà carceraria in generale, e in particolare di quella presente nel nostro territorio, sia tanto difficile quanto importante. Le persone che vivono recluse dovrebbero essere considerate parte integrante del corpo sociale e dovrebbero poter avvertire questo. Che ciò avvenga è interesse di tutti, e non dipende certamente da una visione giustificazionista del fenomeno criminoso. Infatti, come Carlo Silvano osservava nel suo intervento, gran parte dei detenuti tornerà prima o poi in società e dovrebbe essere preoccupazione di tutti che questo ritorno avvenga in condizioni tali da favorire in loro la volontà di progettare la loro parte rimanente di vita nel  rispetto degli altri. Un sistema carcerario che sia in grado di consentire ai detenuti un rapporto con la società esterna contribuisce ad evitare il sorger

Dosson, incontro nella biblioteca parrocchiale

Sabato scorso - a Dosson (Treviso) - ho avuto modo di descrivere la realtà del carcere maggiore di Treviso e dell'istituto penale dei minorenni del Triveneto.  Tra i punti toccati anche la proposta di " svuotare " le carceri avanzata da alcuni politici. Proposta che, a mio avviso, non si può accogliere perché se è vero che in diversi contesti le condizioni dei detenuti sono disumane, è anche vero che non esistono sul territorio idonei centri di accoglienza per i tanti reclusi,   i quali, una volta liberati, tornerebbero facilmente nel circuito criminale.  Altri punti trattati hanno riguardato la "cella" (ovvero il mondo del recluso), le sofferenze delle vittime, le privazioni dei familiari dei detenuti, nonché il ruolo dei volontari. Questi ultimi possono rendere trasparenti le mura delle carceri del nostro Paese, in quanto sono nelle condizioni di organizzare - in parrocchie e centri culturali - incontri pubblici per far conoscere la vita che si conduce n

Dosson, la realtà del carcere