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Liberi reclusi, la prefazione di Alfonso Paggiarino

Qui di seguito propongo la prefazione scritta dal direttore Alfonso Paggiarino per il libro "Liberi reclusi. Storie di minori detenuti".

Prefazione

Sono lieto e onorato di esprimere il mio pensiero tra le pagine di questa pubblicazione che rappresenta un ulteriore e proficuo passo avanti nel cammino della conoscenza e dell'integrazione tra la realtà penitenziaria e il contesto sociale che la circonda.
Sono profondamente convinto che questo percorso conoscitivo contribuisca non poco a mettere da parte il concetto dell'istituto penitenziario quale “contenitore” in cui mettere da parte le persone che, adulte o minori che siano, hanno commesso un reato e, pertanto, meritano solo di essere puniti.
La punizione, consistente nella restrizione – com'è giusto che sia – non deve essere considerato l'unico scopo del “carcere”, ma – com'è ancora più giusto che sia – l'anello di congiunzione tra le varie attività istituzionali, che contribuiscono, ciascuna secondo i propri indirizzi, al recupero della persona che ha infranto la Legge e alla sua restituzione alla società, con nuovi intenti di contributo e di adesione alle pacifiche norme di convivenza civile.
E questa “congiunzione” tra ciò che è rappresentato dalla “sentenza” e tutto quello che deve essere offerto al ristretto in termini di educazione, di assistenza e di riabilitazione, assume un valore ancor più importante, quando gli attori di questo scenario sono ragazzi condannati alla reclusione in un Istituto penale per minorenni, come quello cui Carlo Silvano ha attinto per compiere questa sua opera.


Quella di Treviso è una realtà in cui i minori ristretti sono, molto spesso, artefici di scambio con i pari e con gli adulti che gravitano attorno ad associazioni volontarie, istituzioni pedagogiche locali e forme di aggregazione ludiche: credo, infatti, che lo scambio di valori, in questo contesto educazionale, rappresenti un fattore portante da cui non si possa prescindere, convinti della giusta espressione del Poeta che recita “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Educatori, medici, infermieri, psicologi, insegnanti, mediatori culturali e personale
di Polizia penitenziaria che svolgono servizio presso l'Istituto penale per minorenni da me diretto, quotidianamente si trovano di fronte ragazzi che, oltre ad essere indirizzati verso la giusta riflessione riguardante il reato commesso, devono essere aiutati anche a diventare grandi: uomini adulti che siano in buona salute fisica e mentale, adatti a svolgere – nel migliore dei modi – il “mestiere di cittadino”, in modo onesto e contributivo, senza incoerenze e con entusiasmo.
Questo è quello che noi facciamo.
In modo semplice e senza troppi riflettori sul nostro operato, dando spazio ed attenzione alle diverse sensibilità, alle diverse etnie e alle diverse religioni, pensando ogni giorno al nostro scopo fondamentale, che consiste nel formare persone che risultino più equilibrate rispetto a quando le abbiamo ricevute.
Equilibrate, sane e consapevoli del giusto valore della cultura e della libertà, giovani che, nel loro futuro, non siano portati a ricordare il loro periodo di restrizione con un triste pensiero legato anche al luogo di sofferenza, ma semmai come una parentesi temporanea, nella quale possano trovare posto anche ricordi di interesse e dedizione.
Interesse che, in molti casi, va anche indirizzato alle famiglie e che riguarda i nostri giovani detenuti anche al di là del cancello, con le forme di collaborazione e di continuità assistenziale che i funzionari della professionalità pedagogica, il dirigente sanitario e il cappellano intraprendono con le comunità che sono chiamate ad accogliere i minori, con forme di recupero alternative alla restrizione.
Un sentito ringraziamento al dott. Carlo Silvano per questo momento di proficua visibilità di una istituzione che non merita certo di essere appartata, e il mio augurio che ogni Istituto penale per i minorenni sia sempre più proiettato nell'opera educazionale atta a far comprendere che “diventare liberi” sia cosa ancor più saggia e giusta dell'essere libero.

Alfonso Paggiarino
Direttore “Istituto penale dei minorenni”
e “Centro di prima accoglienza”,
Treviso

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Nella seconda foto, il direttore Alfonso Paggiarino presenta il libro Liberi reclusi alla libreria Zanetti di Montebelluna.

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