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Breve storia di un tossico



Tra le storie che ho voluto raccontare nel mio libro intitolato "Liberi reclusi. Storie di minori detenuti", c'è anche quella di Corrado (nome di fantasia): un tossico che come tanti ha sprecato soldi per rovinarsi la salute, la vita e, non ultima, per rimpinguare le tasche della malavita.

Non ho mai pensato di finire in carcere: sono sedici mesi che sono qui e mi mancano ancora altri dieci mesi. Sì, ho avuto cugini e altri parenti dietro le sbarre, ma ero convinto che questa sarebbe rimasta una realtà fuori dai miei orizzonti. La prima notte trascorsa al Centro di prima accoglienza fu davvero brutta e mi sentii male anche fisicamente. I miei genitori mi mancavano moltissimo.
A parlare è Corrado (nome di fantasia), un ragazzo italiano di origine rom da poco maggiorenne, che mi confida: Sono qui e a volte ripenso a quando andavo in campeggio; eravamo una decina tra maschi e femmine, si piantavano le tende sulla spiaggia, al mare, e passavamo il tempo a fumare qualche canna, a fare il bagno di notte, a bere birra e a stare con le ragazze. In quel periodo fumavo soltanto; a diciotto anni, però, ho iniziato a fare uso di cocaina, perché ci sono dei posti dove per pochi euro te la buttano dietro.
Ma quanti soldi – mi chiedo – un minorenne può spendere per procurarsi erba da fumare e cocaina? Corrado non ha mai pensato ai soldi che ha bruciato, e ora che da soli stiamo nell’ufficio della psicologa dell’Ipm, prova a fare un calcolo. Per le canne proprio non so dire quanto denaro ho bruciato, perché ho iniziato a fumare a quattordici anni e ho continuato fino ai diciotto. Si fumava spesso in compagnia con altri ragazzi: chi aveva della roba, la metteva a disposizione e a tutti si concedeva un tiro. Per la cocaina, pensandoci, qualche dato riesco anche a ricordarlo. Ascolto Corrado e in base a quello che mi dice e alle sue abitudini quotidiane, azzardo la somma di tremilaseicento euro spesi in un anno trascorso nel mondo delle droghe pesanti. Corrado mi guarda e, abbozzando un sorriso, sincero aggiunge: In un anno avrò speso almeno quattromila euro in cocaina. E’ probabile però, che se ci rifletto sopra, la cifra lievita. E’ meglio non pensarci. Per un certo periodo ho lavorato come garzone da un panettiere e la paga di un mese finiva nel giro di qualche settimana; non compravo solo cocaina, ma anche vestiti di marca e mi concedevo divertimenti vari. Per arrivare alla fine del mese e pagarmi la cocaina spacciavo droga oppure rubavo.
Osservo questo ragazzo e penso che con lui una bella somma di denaro è finita a disposizione della criminalità, piccola o organizzata che sia. Mi racconta che spesso si riforniva da due algerini i quali avevano un bel giro e che per difendere i loro lauti introiti avevano sempre a portata di mano un pugnale che, a detta di Corrado, assomigliava ad una spada. I due algerini – mi racconta Corrado – nascondevano le dosi in un campo incolto, e siccome vendevano parecchia roba, capitava che gruppi di venti e più persone si univano, e a volto coperto li assalivano a sassate per prendersi i soldi e le dosi.
Corrado mi dice che non ha mai preso parte a queste scorrerie a danno dei due spacciatori, però il suo racconto e così pieno di dettagli che, con la fantasia, mi è facile partecipare ad una di queste battute a danno degli spacciatori: Il
segreto
– mi rivela Corrado – sta nel coprirsi bene il volto, altrimenti, se gli algerini ti riconoscono, quando vai a comprare da loro te la fanno pagare, e così capisci perché hanno un pugnale. Hanno rovinato parecchi ragazzi italiani e da certe ragazze si facevano pagare facendo sesso. Non tutte le ragazze però si prostituivano con loro: la mia ragazza mai avrebbe accettato di stare con quei due. Ho conosciuto tanti tunisini che si sono arricchiti vendendo droga. Cosa pensano di noi gli stranieri che spacciano? Che abbiamo soldi e soprattutto siamo stupidi
C’era anche un altro algerino che pure vendeva cocaina. Era un vecchio – dice Corrado con una certa sicumera – che doveva aver trovato da qualche parte almeno un chilo di roba, per giunta della migliore qualità. Non sapeva venderla e la nascondeva davanti a noi. Si accontentava di pochi euro per ogni dose. Quando finì questo quantitativo, visto che tanti ragazzi gli chiedevano delle dosi, andava fino a Padova per procurarsi un po’ di roba. Aveva sempre prezzi buoni ed era facile imbrogliarlo e sottrargli qualche dose senza che se ne accorgesse.
Ancora dieci mesi e Corrado uscirà: ad attenderlo ci sarà il suo mondo fatto di algerini e belle ragazze, perché al di là dei buoni propositi che ogni tanto inserisce nel suo racconto, ne emerge uno, che sintetizza in poche parole: Con la cocaina ho chiuso, ma quando esco voglio tornare a fumare canne.

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