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CARCERE MINORILE: BASTA LUOGHI COMUNI, MEGLIO PARLARNE

Da padre Giorgio Saccon ho ricevuto la lettera che segue e che è stata inviata a due quotidiani di Treviso.

Caro Direttore,
in questi ultimi tempi sto cogliendo, da parte di molte persone, un particolare interesse per le problematiche che riguardano i ragazzi detenuti nell’Istituto penale per Minorenni di Treviso.
E’ nata da poco, anche, un’Associazione di Volontari, chiamata “La Prima Pietra”, che si preoccupa di promuovere attività all’interno dell’IPM e nel territorio con l’obiettivo di sostenere e reinserire i ragazzi che, dopo un periodo di privazione della libertà personale, si accingono ad incontrare nuovamente la società alla quale hanno arrecato una ferita. Si stanno promuovendo, un po’ su tutto il territorio della provincia, degli incontri pubblici, per parlare della realtà della detenzione. Penso sia importante incontrarsi e confrontarsi su questa realtà perché spesso risulta poco utile – sia nei confronti delle vittime che degli autori dei reati – liquidare il problema della delinquenza minorile con delle banali battute. Chi commette un reato, infatti, deve certamente accettare la giusta pena, ma deve anche avere la possibilità di redimersi e rientrare nella società, così da poter portare la propria pietra per edificare un corpo sociale più sano e, soprattutto, fatto di giustizia. Gli incontri pubblici che vedo un po’ dappertutto si stanno rivelando utile per chi vi partecipa perché aprono al confronto le diverse posizioni intorno a questi temi forti e spesso servono a sfatare alcuni luoghi comuni sul carcere. Sugli immigrati, ad esempio, confrontandosi si scopre che conosciamo ben poco; non molti si fermano a pensare che anche loro sono “persone”!
La tesi più comune sembra essere quella del “rimpatrio”: fare in modo, cioè, che scontino altrove la pena detentiva. E’ un ragionamento questo che ha un suo fondamento, ma nella sostanza mi lascia perplesso, perché sembra non considerare alcuni aspetti importanti della vita di queste persone, come, ad esempio, il fatto che spesso hanno alle spalle storie di vita dura, fatta di viaggi a piedi attraverso il deserto del Sahara; immigrati che hanno affrontato il Mediterraneo, e solo Dio – che è Padre di tutti – sa quanti sono naufragati. Un altro luogo comune sta nella considerazione, senza alcun distinguo, dei minori in carcere come dei “ragazzi di strada”, dei “delinquenti”! Per me – che li incontro ogni giorno – sono dei ragazzi a cui voler bene e proprio per questo condivido l’affermazione di un cappellano di un carcere minorile, che ha detto: “Non esistono ragazzi cattivi”! Per me è importante – come cittadino e come sacerdote – riuscire ad aprire un confronto su questi temi tra la gente perché il carcere minorile è una realtà importante del nostro territorio: a questo proposito mi fa piacere che lunedì 7 marzo p.v., alle ore 20.30, nella sala parrocchiale della chiesa di Selvana a Treviso si tenga un incontro pubblico di confronto su queste tematiche, aperto a tutta la cittadinanza, a cui parteciperà anche la psicologa dell’IPM, dott.ssa Luisa Bonaveno, che con il suo intervento racconterà le speranze e le paure, le gioie e i dolori dei ragazzi che segue presso l’Istituto Penale per i Minorenni di Treviso.


Padre Giorgio Saccon, cappellano dell’IPM di Treviso

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