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I minori tra spaccio e consumo di droghe

TREVISO - Quando si parla della realtà della detenzione bisogna anche saper leggere le notizie di cronaca nera che vengono diffuse dai media: il minore di turno sorpreso dalla polizia con tremila euro e una decina di bustine di droga nelle tasche certamente va arrestato, processato e rinchiuso nell'Ipm, ma la discussione non può arenarsi qui. Addebitare ogni responsabilità al minore, chiedersi quanto verrà a costare alla collettività il segregarlo in un istituto e, qualora si tratti di uno straniero, se convenga o meno rispedirlo al suo Paese di origine, condurrà forse ad eliminare uno dei tanti bubboni di quel male chiamato droga, ma il marcio resterà comunque in casa nostra, perché il suo nocciolo è un esercito di giovani e adolescenti, i quali, in seno alle nostre famiglie, non avendo dei validi punti di riferimento, cercano di colmare il vuoto facendo ricorso alla droga. Una situazione che non meraviglia se tra i genitori c'è chi fa o ha fatto uso di particolari sostanze. Dietro ogni minore ci sono sempre degli adulti.
Il problema non è eliminare lo spacciatore, il quale può essere sempre sostituito. Il vero problema è impedire l'uso di stupefacenti; è bloccare l'emorragia di soldi che i tossici versano per pagarsi lo sballo. Ma è difficile parlare di tossici quando chi fa uso di stupefacenti rifiuta di riconoscersi come tale. Qui di seguito riporto, al proposito, l'opinione del dott. Daniele Corbetta, direttore del Ceis di Treviso (l'intervista integrale è inserita nel libro "Liberi reclusi").

Dott. Corbetta, di che dati dispone sui minori del Triveneto e l’uso delle droghe?
Non ci sono dati precisi, anche perché l’uso e l’abuso di sostanze è diventato talmente diffuso e trasversale, che tantissimi soggetti, e tra questi molti minori, non sono identificabili. Non è una risposta vaga ed ha un suo significato solamente contestualizzando il fenomeno ai giorni nostri.

Mi può fare un accenno sulla storia della diffusione del fenomeno droga in Italia?
Negli anni Ottanta il concetto di droga era associato all’eroina. Non era un mercato grandissimo, ma rendeva molto, dal momento che i tossicomani avevano bisogno della sostanza tutti i giorni. Finiti i tempi eroici delle prime Comunità e dei primi Sert, si è abbassata la guardia sia a livello culturale che organizzativo del sistema di contrasto e della prevenzione.
Si costituisce poi una nuova forma di consumo verso la fine degli anni Novanta, con l’introduzione della cocaina in maniera diffusa e “popolare”. La droga non è più intesa come sintomo di disagio ed emarginazione, ma come strumento di aggregazione, per divertirsi, per fare sesso, e addirittura per lavorare di più.
La droga come “doping” conosce così un grande successo, ed ancora oggi, con prezzi che si possono permettere tutti, trova fra i clienti anche minori, che riescono a comprarla con la “paghetta” settimanale dei genitori. Come emerge da uno studio fatto sull'uso di alcool e sostanze rispetto alle possibilità economiche del cliente, chi dispone, ad esempio, di meno di cinquanta euro al mese, si astiene dalle droghe o consuma solo alcool, chi ha più di cento euro al mese fa uso di alcool e marjuana, mentre con più di centocinquanta euro si arriva alla cocaina…

Il mondo cambia, si evolve velocemente, ed oggi la grande distribuzione si fa via internet.
La velocità della rete, con le sempre nuove proposte di sostanze tante volte sconosciute agli stessi addetti ai lavori, ne rende più difficile il contrasto e la conoscenza, facilitandone la diffusione di massa. Anche gli stili di consumo cambiano e si adeguano ai tempi.
Cioè?
Sono finiti gli anni Ottanta e Novanta: nel nuovo millennio l’approccio, gli stili e i significati sono altri. Si vive normalmente integrati nel proprio contesto e poi, quando si vuole, si sceglie di procurarsi una profonda alterazione… diventa quindi quasi un consumo “consapevole”, se così possiamo definirlo. Basta andare nei vari Pronto soccorso ospedalieri per accorgersi che non ci sono più overdose da oppiacei, ma si affrontano situazioni in cui, pur essendo evidente lo stato di alterazione, resta ignota la sostanza che l’ha causato. Nessuno si sente un drogato, anche perché magari gli stessi genitori consumano farmaci e psicofarmaci come se fosse una cosa naturale.
Adesso il tentativo del mercato tradizionale è quello di rimettere in circolazione la “vecchia” eroina, promuovendola come sostanza da “fumare”, per crearsi clienti stabili in futuro. Questo sta già avvenendo sotto gli occhi di tutti. [...]
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Il dr. Daniele Corbetta interverrà alla presentazione del libro "Liberi reclusi" il 15 febbraio 2011, alle ore 20.30, presso la libreria Zanetti a Montebelluna.

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