Passa ai contenuti principali

Breda di Piave: il parroco don Paolo Magoga commenta l'incontro sul carcere

Da don Paolo Magoga ricevo il commento che segue.

Ancora grazie per la bella serata di ieri. Una panoramica così chiara e apolitica sulla realtà del carcere non credo sia facile sentirla. Un grazie a te e a don Piero che sa unire dramma personale e della realtà del carcere con la delicata fede dell'uomo di Dio. Dalle sue parole, consapevoli degli abissi di miseria che si celano in alcune persone, si respira lo sguardo lungo e profondo di Dio. Nessun giudizio di condanna per nessuno e nessun pietismo.



[nella foto il parroco don Paolo Magoga tra il pubblico dopo il suo intervento introduttivo alla serata di presentazione del libro, svoltasi nel salone parrocchiale a Breda di Piave]

Mi auguro che quanti, io per primo, sono stati presenti all'incontro, sentano che lì, in quel luogo di condanna, vi sono persone da salvare e che ognuno si senta interpellato in prima persona. Ricco e a tutto tondo anche lo scambio che è seguito dopo gli interventi, segno di un ascolto tutt'altro che passivo. Abbiamo fatto un piccolo passo, ma ogni grande viaggio comincia così. Per noi è iniziato, non so dove ci porterà. A voi un augurio per il lavoro che state portando avanti.
Ciao, don Paolo

Commenti

Post popolari in questo blog

Don Marco Di Benedetto: i volontari sono una risorsa per le carceri

In questo post propongo parte dell'intervista rilasciatami da don Marco Di Benedetto - sacerdote trevigiano e volontario nel carcere di Rebibbia a Roma -, riguardante il ruolo dei volontari nelle carceri. Il testo dell'intervista integrale è contenuto nella terza edizione del libro "Liberi reclusi. Storie di minori detenuti", pubblicato dalle Edizioni del noce. Intervenendo ad un convegno sulla realtà carceraria 1 il giudice di sorveglianza al tribunale di Padova Linda Arata affermò che - per arginare le violenze che si registrano in alcuni penitenziari da parte di agenti nei confronti dei detenuti - è necessario promuovere anche il volontariato: in un carcere, infatti, i volontari non solo hanno il compito di seguire un recluso lungo un preciso percorso di crescita umana e di comprensione del male arrecato alle sue vittime, ma anche di rendere trasparenti le mura della casa circondariale, perché possono testimoniare all'esterno quanto lì avviene. Ma volo...

Crimini di guerra e... non solo

Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito...

1. Patria potestà e criminalità: aspetti sociologici

  La d ecadenza dalla r esponsabilità g enitoriale nei c ondannati per g ravi r eati: u na n ecessità per la t utela dei m inori Nel dibattito sulla tutela dei minori, una questione centrale riguarda la responsabilità genitoriale di coloro che vengono condannati per reati gravi, come lo spaccio di droga, il traffico di armi e lo sfruttamento della prostituzione. È legittimo e opportuno che chi si macchia di crimini tanto gravi mantenga la patria potestà sui figli? La risposta deve tenere conto non solo della colpa individuale del reo, ma soprattutto del benessere del minore. L’ipotesi di decadenza dalla responsabilità genitoriale per chi riceve condanne superiori a cinque anni per tali reati si giustifica su basi giuridiche, sociali e psicologiche. Questa misura non è una punizione aggiuntiva per il condannato, ma un atto di protezione per i minori, che devono essere salvaguardati da ambienti disfunzionali e potenzialmente dannosi. 1. Il p rincipio del s upremus i nteresse ...