Martedì 2 marzo, ore 15.00, il libro "Condannati a vivere" sarà presentato a Caerano San Marco presso la sede dell'Università della terza età.
Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito...
Da un'amica ricevo il messaggio che segue:
RispondiEliminaCiao Carlo!
Ti scrivo perché ho terminato oggi di leggere il libro sulle carceri. Mi ha interessata e incuriosita ad una problematica alla quale, devo dire con un pò di vergogna, non avevo pensato. I pochi contatti che ho avuto
personalmente con detenuti sono stati occasionali e comunque con i "fortunati" di loro che lavoravano con la Coop. Alternativa o che seguivano percorsi alternativi al Murialdo, perché minori. Però devo dire non sapevo, né immaginavo situazioni così difficili fuori dalla porta di casa! Grazie
Carlo per questo libro, per la modalità "sciolta" e diretta dell'intervista
a Don Pietro Zardo (magari un giorno lo incontrerò... dev'essere una bella persona!) e per la carrellata di "opinioni ed esperienze" sul tema. Farò mio il suggerimento di Don Franco Marton. Ciao e grazie ancora! (Marica)