DOSSON - Le parole con cui Carlo Silvano ha illustrato la casa circondariale e l'istituto penale dei minorenni di Treviso e i dati forniti dal dott. Giovanni Borsato, hanno permesso all'uditorio di entrare nella realtà di una vita quotidiana reclusa; le immagini di un video hanno completato l'esperienza, rompendo il tabù di un luogo che per motivi di sicurezza sociale nasce come impenetrabile, anche alla vista.
A fronte di quanto sentivo e vedevo mi sono subito accorta che al carcere di Santa Bona collegavo solo la sua immagine esterna, percepita dalla strada o trasmessa dai media e, a differenza di altri luoghi comunitari chiusi alla vista per motivi di sicurezza - come le caserme, per esempio - non avevo mai pensato a quali attività vi si potessero svolgere, di come una persona vi trascorresse la giornata, detenuto o operatore.
E' bastato però lanciare la proposta di discussione, grazie alla disponibilità di Silvano, per suscitare l'intervento di persone già sensibili a questo tema che desideravano condividere con altri un'esperienza di volontariato e una cura per la vita delle persone dietro le sbarre.
Sulla strada di un dibattito pubblico sul tema che si basi su una opportuna conoscenza e sia in grado di sostenere e affrontare le effettive necessità della realtà carceraria, sicuramente l'incontro di sabato 15 febbraio ha permesso ai presenti - di certo a me - di fare un piccolo passo in avanti.
Un sentito ringraziamento, anche a nome del Gruppo Biblioteca Parrocchia di Dosson, e buon lavoro a tutti per quest'opera di sensibilizzazione!
Chiara Brescacin
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