Forti emozioni in questo Natale: ho partecipato alla santa messa celebrata di
prima mattina dal Vescovo di Treviso, mons. Gardin con don Pietro Zardo nella
cappella del carcere di Santa Bona. Nell'omelia mons. Gardin ha parlato di
emozione ed imbarazzo a parlare a chi è detenuto in questo periodo, del male
fatto e di cui dobbiamo assumerci la responsabilità, di desiderio di bene da far
prevalere e di libertà interiore da conquistare per ciascuno di noi. Durante la
pace ho stretto le mani di alcuni di questi uomini e ci siamo "guardati" negli
occhi... Alla fine un detenuto ha svolto una riflessione invocando che Gesù
rinasca di nuovo, che la Chiesa si liberi dei paramenti e sia più vicina agli
uomini, commuovendosi mentre ringraziava l'amico don Pietro per la vicinanza
costante. Ho saputo poi che è stato condannato per un reato di sangue
gravissimo, l'uccisione della figlia. Un altro, più giovane, è scoppiato a
piangere alla fine della messa come un bambino, perché voleva poter salutare il
vescovo, al che ho chiesto a mons. Gardin di avvicinarsi a lui prima di
andarsene. Un altro giovane di colore si è inginocchiato davanti al Vescovo con
un rosario tra le mani per chiedergli di benedirlo. Dei giovani di varie
parrocchie hanno cantato la messa e alla fine un gruppo di detenuti nigeriani ha
suonato e cantato con i tamburi. Ai piedi del piccolo altare una greppia con un
Gesù bambino dalle braccia aperte, che ci ricorda di essere nato in una
situazione di marginalità. Ho ringraziato il direttore Francesco Massimo e il
comandante della Polizia penitenziaria per il servizio che svolgono nella
convivenza quotidiana con uomini che hanno determinato per propria
responsabilità la condanna che stanno scontando, ma che - soprattutto come
cristiani - non dobbiamo mai dimenticare e vanno comunque riconosciuti nella loro
dignità di persone, prima ancora che rispettati. (Simonetta Rubinato)
Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito...
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