Venerdì 3 febbraio 2012, ore 18.30, sarò alla libreria Lovat di Villorba per presentare un libro di Monica Sarsini dedicato alle donne detenute nel carcere di Sollicciano, e intitolato "Alice nel paese delle domandine". Qui di seguito propongo una breve intervista che mi ha rilasciato l'Autrice.
Monica, perché hai voluto
scrivere questo libro e perché questo titolo?
Ho scritto questo libro
insieme alle detenute per fare luce su un mondo di cui siamo all'oscuro, e
perché avere un progetto da realizzare tutte insieme ci rendeva motivate e
disposte ad aiutarci l'un l'altra per rendere il nostro lavoro perfetto. Il
titolo, come tutti gli aspetti del libro, è il risultato di una discussione che
abbiamo fatto insieme; Alice è una delle principali autrici, "domandina" è il
termine con il quale viene denominata la richiesta che va compilata
per qualsiasi cosa si desideri chiedere: dalla carta igienica al colloquio
con l'avvocato. Un termine, come altri nel linguaggio carcerario, che tende a
infantilizzare il detenuto.
Hai dedicato un
capitolo del tuo libro alla pratica del "panneggio". Puoi, in sintesi, dire di
cosa si tratta?
Il panneggio è un'arte della comunicazione
propria di Sollicciano grazie alla forma dell'edificio, e consiste nel
dispiegare un alfabeto scaturito dallo scuotere un pezzo di stoffa oltre le
sbarre della cella per inviare messaggi e baci a un detenuto dell'altro sesso
recluso di fronte.
Se pensiamo alla
necessità di coniugare la certezza della pena con la dignità dei detenuti
costretti, in tanti casi, a vivere in contesti disumani, finiamo per fare
grandi discorsi inconcludenti, soprattutto sotto il profilo finanziario.
Tuttavia, nella vita di ogni giorno, possono essere utili piccoli gesti,
soprattutto tra il personale della polizia penitenziaria e i singoli detenuti.
Tu cosa ti senti di dire al riguardo?
Ho conosciuto soltanto una guardia che si
è prodigata per stimolare le detenute a uscire dal torpore e dall'abbrutimento
che sopraggiunge nella reclusione facendole venire in biblioteca a partecipare
al corso di scrittura. E' anche grazie a lei che questo corso prosegue e nuove
donne ne vengono a conoscenza.
Il prossimo 3
febbraio, alla libreria Lovat di Villorba, incontrerai delle persone che
verranno alla presentazione del tuo libro. E' probabile, nel corso del
dibattito, che ti sentirai dire che in fondo chi è finito in carcere è perché
se lo merita e che bisognerebbe chiudere la cella e buttare le chiavi... Puoi
darmi un'anticipazione della tua risposta?
Il carcere non è un
luogo di pena, la punizione è un metodo che non produce alcun insegnamento.
Fuori dal carcere le
detenute che ho conosciuto io non hanno trovato che una esistenza ancora
peggiore: quasi tutte dopo dei mesi sono tornate in carcere, hanno perso il
lavoro, i figli, e i parenti le hanno abbandonate.
Sei ancora presente nel carcere di Sollicciano?
Sì, sto
lavorando tuttora insieme a loro, alle detenute, e sono infinite le occasioni per me per
commuovermi. (a cura di Carlo Silvano)
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Monica Sarsini, a cura, "Alice nel paese delle domandine", ed. Le Lettere 2011, pp. 224, euro 16,50.
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