Tra qualche settimana sarà stampata la terza edizione del libro "Liberi reclusi. Storie di minori detenuti". Tra
le storie che ho riportato in questo volume c'è anche quella di un
ragazzo che ha commesso un omicidio: è una storia dolorosa, e la
vittima che porterà sempre dentro di sé questa violenza subita, è
il figlio dell'uomo assassinato. Io credo che lo Stato e tutte le
espressioni della cosiddetta società civile debbano avere una
predilezione particolare per i familiari delle vittime, che,
purtroppo, in molti casi sono abbandonati a se stessi.
Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito...
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