Mi lascia sempre l'amaro in bocca quella valanga di commenti che si possono leggere nei vari forum, a margine di articoli di cronaca nera, di giornali presenti anche in rete: folle di visitatori che, da come scrivono, dimostrano di non leggere a fondo le notizie relative a delitti e a reati gravi, e più che esprimere il desiderio di ottenere giustizia, sono animati dalla frenesia di infliggere sofferenze atroci al cosiddetto "mostro" di turno. Cosa divide, mi chiedo, la persona che trasgredendo la legge commette violenza, da quella che in nome della legge predica la violenza?
Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito...
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