Trovo fuorviante definire “indifferenti” le persone che nel video reso pubblico dalla Procura della Repubblica di Napoli, hanno assistito all'omicidio di un boss della camorra. Non è così che si combatte la criminalità organizzata. Personalmente, quando vivevo in provincia di Napoli, ho assistito a diversi fatti di sangue con delinquenti caduti a terra, privi di vita. Attorno a me non c'erano persone indifferenti, ma terrorizzate. Bisogna anche precisare che non tutte le persone presenti sulla scena del delitto si rendono subito conto di quello che sta accadendo, e a volte, come è capitato anche a me, si percepiscono gli spari come dei semplici e innocui pedardi. Quando poi ci si rende conto di quello che è successo, allora si pensa che si può avere l'assassino anche a qualche metro di distanza e con l'arma ancora pronta per l'uso. Un'esperienza, questa, che non auguro a nessuno. Un episodio che mi è successo riguarda quando, a metà anni Novanta, ero con un amico giornalista, e a poche decine di metri da noi, si verificò un omicidio. Il mio amico – che ogni giorno scriveva articoli su pesanti fatti camorristici per “Il Giornale di Napoli” – ebbe una tale paura che si allontanò subito da quel luogo. Insomma, nel descrivere certi episodi – come quello mostrato dalla Procura di Napoli – occorre usare le parole adatte, evitando di “scaricare” indirettamente sulla gente comune responsabilità che, invece, non ha. Carlo Silvano
Ricevo una nuova riflessione sull'intervista rilasciatami da don Pietro Zardo. A scriverla è l'avv. Maria Bortoletto, consigliere provinciale dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. La Seconda guerra mondiale ha lasciato uno strascico di crimini compiuti ai danni delle popolazioni civili come mai era accaduto nel passato. E’ anche vero però che, a differenza del passato, per la prima volta nella storia, i responsabili di questi crimini sono stati processati e condannati dai Tribunali speciali creati appositamente dai vincitori a guerra finita (vedi Norimberga, Tokio, ecc.). Un tempo era la Storia e non gli uomini a giudicare i vinti e i vincitori. Fu dunque un atto di giustizia? Certamente sì, perché i crimini compiuti, per esempio dai tedeschi in Europa e dai giapponesi in Asia, meritavano una giusta punizione. Ma non si può tuttavia non sottolineare che la “giustizia” applicata da quei Tribunali speciali non fu del tutto imparziale. Erano infatti i vincito...
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